Storia

La prima magistratura di appello di tutte le corti del Regno di Napoli per le cause criminali e civili fu la Gran Corte della Vicaria, che nacque dalla fusione del Tribunale del Vicario con la Gran Corte e fu istituita da Carlo II d'Angiò.

Ebbe la sua prima sede a Napoli poi fu trasferita temporaneamente a Frattamaggiore nel 1493 a causa di un'epidemia che colpì la città partenopea. A seguito della riforma del 1537 voluta da Don Pedro di Toledo, fu spostata con tutte le magistrature a Castel Capuano.

Era strutturata in quattro sezioni, due riservate alle cause civili e altrettante a quelle criminali. In particolare, giudicava in prima istanza su alcune materie sia del ramo civilistico (pupilli, vedove, sfratti) che di quello criminale (reati commessi nel napoletano), mentre per quest’ultima branca decideva in appello per tutti i decreti emanati nelle province del Regno.

Durante la Rivoluzione Napoletana del 1799 venne temporaneamente ridefinita in “Gran Corte Nazionale”, con presidente Giacinto Dragonetti.

Divenne un tribunale secondario dopo la creazione del Sacro Regio Consiglio, un organo giudiziario a composizione collegiale del Regno di Napoli, istituito nel XV secolo dagli Aragonesi con funzioni consultive verso il governo, che divenne tribunale di appello sulle decisioni della Regia Camera della Sommaria; infine, sostituendosi all'antica Gran Corte della Vicaria, che pure non fu abolita, divenne Corte Suprema del Regno. Nel XVII secolo rappresentò l'unica corte competente per le liti inerenti ai feudi ed i feudatari, sia di carattere civile che penale. Su queste liti giudicava in via definitiva ed inappellabile, anche se le sentenze potevano essere successivamente riformulate dallo stesso organo. L'enormità delle cause avanti questo tribunale e la mancanza di commissioni o altri organi esaminatori rendeva il procedimento delle diverse istanze molto lungo.

Inizialmente composto da un'unica sezione di nove consiglieri dottori nella legge, due supplenti ed un Presidente, il Sacro Regio Consiglio fu poi ampliato ed ordinato in quattro sezioni da Carlo V di Spagna. Il Presidente del Sacro Consiglio, era il LOGOTETA o LOGOTHETA, capo della Segreteria regia. Era il primo ambasciatore del re, il grande diplomatico; nominava notai e giudici, legittimava i figli nati al di fuori del matrimonio. Per insegne aveva un libro aperto.

Nel secolo successivo le funzioni di appello furono esercitate dalla Gran Corte Criminale e dalla Gran Corte Civile

La Gran Corte Criminale era divisa in due camere, e aveva un presidente, un vice-presidente, 12 giudici, un procuratore del Re, due sostituti, un cancelliere ed un vice-cancelliere. Giudicava, in prima ed unica istanza, tutte le cause di alto criminale col numero di sei voti; ed in grado di appello con quattro voti sulle sentenze correzionali dei giudici di circondario. A Napoli vi erano quattro giudici istruttori, che nelle province erano uno per distretto. Presso di essi era presidiata la polizia giudiziaria alle dipendenze della corte criminale. La Gran Corte Civile era il tribunale di appello per la provincia di Napoli e per sei altre province le più vicine alla capitale. Aveva 21 giudici divisi in tre camere con un presidente, due vice-presidenti, un procuratore del Re, due sostituti, un cancelliere e due vice-cancellieri.

La dizione moderna di Corte di Appello, fatta propria da tutte le Corti italiane e ancor oggi in vigore, fu definitivamente introdotta con un decreto di Giuseppe Bonaparte nel 1809.

A Castel Capuano la Corte d’Appello ed il Tribunale sono rimasti fino al novembre 1995 quando i settori penali di entrambi gli uffici giudiziari e quelli della Procura della Repubblica, furono trasferiti nella nuova sede del Centro Direzionale. Nel 2007 è toccato al settore civile e nell’ottobre 2010 a quello amministrativo della Corte.

Trasferimenti difficili, spesso contestati, segnati da gravi incidenti e trappole burocratiche come l’incendio della Torre A, le proteste della classe forense, le inefficienze della cittadella giudiziaria.

Il trasferimento al Centro Direzionale è stato un piccolo successo personale, dell’attuale Presidente della Corte d'Appello Antonio Buonajuto che oltre a guardare al futuro, iniziando un percorso impron¬tato a criteri organizzativi di efficienza degli uffici giudiziari napoletani, non ha mai tradito la storica sede della giustizia partenopea. “Castel Capuano non sarà abbandonato,ha sempre dichiarato –anzi, continuerà ad essere un luogo-simbolo dove il mondo della giustizia continuerà ad incontrarsi e a confrontarsi”.

Oggi lo storico edificio, divenuto Fondazione Castelcapuano, ospita ancora diversi uffici della Corte d’Appello, il Consiglio Giudiziario, gli Uffici Esami Avvocato, gli Usi civici, la Biblioteca Storica Girolamo Tartaglione, e nello splendido Salone dei Busti, in una cornice assai suggestiva, si svolge l'inaugurazione dell'anno giudiziario napoletano. Inoltre, sarà un centro di alta formazione giuridica destinata a giudici, notai, avvocati, personale amministrativo.

Nel nuovo Palazzo di Giustizia, invece, ferve l’attività giudiziaria e l’apertura al mondo civile attraverso la creazione di nuovi spazi: la sala Stampa, l’Arengario, l’Auditorium, la Biblioteca Multimediale Girolamo Tartaglione, la Sportelleria, e l’utilizzo dei mezzi informatici per migliorare ed offrire nuovi servizi al pubblico e agli operatori della giustizia, l’Urp Virtuale, il sito web, il polis-web.

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